Sartre, annotava che << l’emozione è l’essenza della coscienza >> qualcosa che riguarda molto da vicino il nostro Io, a cui non possiamo fornire dati falsificanti, pena lo scatenamento di tremori esistenziali.
E’ lacerante, lo sguardo netto e deciso dell’artista casertano Giuseppe Di Guida, che toglie alla realtà ogni maschera, per introdurre nel vissuto quotidiano la sua visione della storia, in questo rendendoci prossimi e protagonisti veri e autentici della sua narrazione.
Da sempre, ha scelto nel tempo, mostrando una acuta preferenza per l’aspetto sociale e politico dell’arte; dando attenzione a visioni urticanti in luoghi di emarginazione e deportazione, quali manicomi e reclusori.
Le opere presentate in questa rassegna al MACS, Museo d’Arte Contemporanea Statale – interno all’Istituto I.I.S. Leonardo Da Vinci e Liceo Artistico Solimena – di S. Maria di Capua Vetere, autentico serbatoio di innovazione per le pratiche dell’arte contemporanea, e unico nel suo genere in una scuola in Campania, racchiudono nel loro scrigno, il pensiero creativo dell’artista.

Presenti il Pof. Vittorio Vanacore, responsabile del museo MACS, che ha introdotto i relatori; l’Avv. Anna Maria Ferriero, in rappresentanza del Comune e Assessore alla Cultura, l’artista Giuseppe Di Guida, e Gaetano Romano Sociologo e critico d’arte, che ha svolto una appassionata e lucida disamina della ricerca dell’artista casertano, passando in rassegna i nodi concettuali più vivi della sua trentennale carriera. Di Guida, provvisto di lucido acume e spirito d’analisi, attraversa il contemporaneo delle arti visive con la sua forte e riconoscibile sigla concettuale, che smaschera le false credenze, e ribalta i luoghi comuni.
La nascita è faccenda di geografie, sembra dire l’autore; di continenti e di latitudini. Su di essi soffiano e la orientano, i venti dei poteri forti e delle lobby.
Aperto e duttile alle molteplice possibilità espressive dei materiali, suggella i sui lavori (opere pittoriche, disegnative, plastiche, installazioni dal forte tono coinvolgente ) sempre con una nota a margine di messa in causa; la sua ferma convinzione, e come non farla mia in questo momento – che molto ormai sia guasto in virtù delle distorsioni del capitalismo, che ha ridotto anche l’uomo a merce, dopo averlo defraudato dei suoi ideali e spinto a produrre e a consumare, pena la sua inesistenza – conferisce alla sua pratica espressiva rigore e valore.
Ne è prova in passato, del suo movimentismo, la creazione del Museo del Nulla, sigla e carta d’identità del territorio aversano e dintorni, che da anni ha accompagnato fedelmente l’agire dell’artista, sia quando ha tentato di richiamare l’attenzione su strutture ed edifici di pregio pubblici abbandonati al degrado ( ex Manicomio di Aversa ) sia quando faceva nascere e promuovere, iniziative nel sociale dal basso.
Le azioni svolte nell’ex Manicomio di Aversa, edificio ottocentesco tristemente noto, in quanto espressione della carcerazione psichiatrica, dove in sottofondo risuonano voce e lamenti dolorosi di Alda Merini, e Dino Campana, in ripetute e insistite occasioni promosse da Di Guida, con la presenza di altri artisti, la scena ha cambiato prospettiva; da luogo di pena e di internamento, a luogo di installazioni e performance cariche di forte ironia, vedi – la Maddalena resort – acrilico su muro – Amaca – del 2015 .
L’artista raccoglie tutte le forze di cui dispone per cercare un cambiamento di rotta, nell’ordine costituito delle cose; un cambiamento che non riguarda solo i luoghi e i contenitori abbandonati di triste edilizia, ma l’uomo stesso, per una rivalutazione delle sue forze da destinare al ripristino all’umano eclissato.
L’attualità sconvolgente e dolorosa dell’ultimo anno soprattutto sul fronte Medio Orientale, ha fornito a Di Guida nuovo materiale dove cogliere la definitiva sparizione dei valori che un tempo si potevano definire “ umani “ e che il proliferare di ordigni esplosivi, cancella la vita laddove essa si annida, finanche negli ospedali che ne tentano la persistenza.





La sua pittura, fermo immagine della storia, raccoglie e tesaurizza temi che lo accompagnano, anzi lo seguono con assidua fedeltà.
Sconcerta osservare piccoli involti bianchi, sudari senza pietà di bambini, che i media rilanciano as ogni ora, e che Di Guida non può sottrarsi a mostrare, ora sembra dirci l’anno zero è già tra noi.
E come per molti artisti contemporanei, il linguaggio di Giuseppe Di Guida è il risultato di una esigenza personale, e rappresenta l’esempio supremo di ciò che la sua arte vuole comunicare attraverso un linguaggio visivo senza mediazioni.
A S. Maria di Capua Vetere, in questa rassegna dal titolo eloquente “ SENZA CONFINI SENZA PADRONI “ l’artista mette in scena il suo repertorio di immagini e di figure del pensiero radicale e anarchico come Errico Malatesta sammaritano, e di altri numi tutelari quali Bakunin, Recluss, e tanti altri compagni di strada, visionari con il sogno di una società libera e giusta a misura d’uomo.