Nell’ambito del Programma Fotografia rassegna24 del Museo-FRAC Baronissi, a cura di Massimo Bignardi e di Carlo Pecoraro, sabato 11 Maggio si è aperta la mostra fotografica Guardiani del Vesuvio, di Antonio Caporaso, sostenuta da un prezioso volume rigoroso nel bianco e nero, edito dalla Gutemberg Edizioni, che restituisce intatto il percorso dell’autore tra i giganti di pietra lavica disseminati lungo i tornanti che accompagnano il viaggiatore verso “ lo sterminator Vesevo “ di leopardiana memoria.

“ Caporaso – rileva Massimo Bignardi – ci propone una esperienza che per oltre un decennio è rimasta poco nota e che ho avuto la possibilità di conoscere, grazie al volume Giganti del Vesuvio. Possiamo definirlo un album fotografico, rigidamente in bianco e nero, accompagnato da un testo che narra il Vesuvio, la sua storia, la sua immagine e la sua presenza nella letteratura del Voyage pittoresque, dell’Italienische Reise, del Voyage of Italy.
Attraverso le immagini dirette di Caporaso, si partecipa in un certo senso, alla avvenuta trasformazione dei luoghi dopo l’installazione delle opere di dieci artisti, invitati tra il 2004 e il 2005 da Jean-Noel Schifano, che hanno innescato una sorta di muto dialogo con quanti si avviano in escursioni su quel luogo carico di memorie.
Dall’alto la visione cambia prospettiva, e il Golfo di Napoli e tutto quanto ricade nel sesto acuto del suo orizzonte, rinasce allo sguardo.
Ampia e articolata la presentazione di Bignardi, dai ricordi giovanili dei luoghi ai primi viaggi sulla rotta Salerno/Napoli in pullman, per raggiungere al primo incarico, l’Accademia di Belle Arti di Napoli, accompagnato dalle immagini in movimento della grande Montagna e dalla linea di costa sede delle rinomate Ville settecentesche del Miglio d’Oro.




Carlo Pecoraro, rilevava che la linea del Vesuvio è un tratto inconfondibile che fa da cartolina alla città di Napoli da sempre, bella e terribile la Montagna, seduce e inquieta allo stesso tempo.
E come fiume carsico l’energia accumulata nei secoli dal Vulcano, talvolta scuota la terra dormiente con i suoi tentacoli e cunicoli sotterranei; ma nessuno degli abitanti coraggiosi che vivono nei pressi di esso, mai lascerebbero quei luoghi, per altre destinazioni.
Scriveva Nietzsche [ Io sono la dinamite, e Costruite le vostre case sul Vesuvio ] metafora del suo dire
alchemico e dionisiaco, ora per certi versi incarnato nelle foto di Caporaso – molto noto ed apprezzato nella comunità artistica campana e non solo, per l’azione divulgativa e documentativa a favore degli artisti e di Musei e istituzioni pubbliche – che documentano la vita delle opere di pietra lavica [ silenziosi giganti, totem di divinità occulte ] che hanno trovato casa al cospetto del signore della lava solidificata.