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Incontaminate Radici Vesuviane

Incontaminate radici vesuviane, questo il titolo della mostra a Villa Campolieto ( 8-28 Luglio ) Ercolano Miglio d’ORO, degli artisti Peppe Pappa e Eduardo Zanga, uniti da un lungo sodalizio di amicizia e rispetto nel solco del colloquio e della pratica dell’arte.

Progetto espositivo a cura dell’Associazione Culturale TU.RA, in collaborazione con Marciano Arte e Villa Signorini Eventi& Hotel, con il contributo critico di Matilde Di Muro, e sostenuto nell’ordine dal Ministero della Cultura, dalla Fondazione Ente Ville Vesuviane, Ente Parco Nazionale del Vesuvio, con il Patrocinio Morale della Città di Ercolano.

In esergo, incontro cammino significato, per introdurre nel labirinto delle apparizioni i visitatori, e quanti si sono posti al cospetto delle opere dei due consapevoli artisti, pur tuttavia così diversi e su fronti differenti nel turbine della ricerca di questi anni.

Nelle sale di Villa Campolieto, la storica dimora gentilizia riportata a nuova vita da accorti restauri dalla Fondazione Ente Ville Vesuviane presieduta da Gennaro Miranda, le opere dei due artisti hanno avviato un confronto serrato che con Zanga tocca i margini dentro cui l’opera alligna i suoi tentacoli, dal versante della pittura e tecniche miste, a innesti su tavola con elementi lignei, oppure con multimateriali su tela, sempre il sensibile artista getta sul tavolo le carte di cui dispone, che vanno dalla pittura alla scultura di piccolo formato, a composizioni di materiali eterocliti che disegnano nello spazio impegnato della rappresentazione dei simulacri tra il surreale, il geometrico e talvolta e non di rado, materie povere e disutili per soccorrere l’impianto compositivo. Le opere sono degli anni che vanno dal 2019 alle ultime eseguite prima della sua improvvisa dipartita, che tracciano di Eduardo Zanga, un ritratto di artista sperimentale e di ricerca, alle prese da tempo nella tempesta espressiva di questi anni, alla costruzione di una sua personale identità in cui confluiscono per studi e memorie di maestri come Barisani, un articolato universo linguistico luogo di raccolta di incidenze segniche e concettuali provenienti da molte direzioni.

Peppe Pappa, che ha accompagnato per così dire, con le sue opere provenienti dal ciclo “ Venturo “ del 2013, il progetto, è artista di lungo corso e di matura personalità concettuale ( aperto a performance, mail art, e a pratiche di vario tipo ) che da sempre, in questi anni incandescenti del suo forte impegno nel sociale/politico non ha esitato a gettare nel crogiuolo delle contraddizioni della società post-capitalistica i suoi ordigni esplosivi, e ora, i suoi dieci riconoscibili manifesti riproduzione digitale del cinema sovietico con scritte metanarrative centrali, tornano tra noi redivivi a sobillarci e ad inquietarci.

In uno di questi, la scritta centrale dice “ Il cinema è sogno… E spesso i sogni accompagnano l’utopia dei popoli “ – sembra qui presentarsi l’amara constatazione di Pappa interprete di molti e di tanti che hanno visto svanire all’alba, i sogni e gli ideali di rinnovamento della società in cui hanno creduto e tanti dato la vita, che avevano nutrito le loro speranze. Ma ora alziamoci e ricominciamo a sognare. Il futuro è ancora possibile.

Fecondo il suo universo metalinguistico, sempre vivo nei suoi articolati codici espressivi il senso si acuisce talvolta e si trasforma presentandosi sotto sembianze diverse; sempre resta intatta la disamina amara e accurata del vivere odierno, dalla crisi dei valori, allo straripante dilagare della rete che impoverisce e falsifica la realtà, al disfacimento della tenuta e dell’impegno individuale che scivola verso il disimpegno.

Come ha recentemente attestato, l’ultima sua azione al Movimento Aperto di Ilia Tufano di Napoli, “ Siamo tutti in-significanti “ – un grande banner nero, da cui emerge la frase, e posto frontalmente uno specchio di dimensioni minori che replica l’immagine di questa scritta, ma anche quella di un eventuale visitatore, che ne diventa parte dell’opera, e coinvolto e provocato.

A corredo della mostra un bel volume con saluti e testimonianze di quanti hanno sostenuto il progetto, e un approfondito testo critico ampiamente condivisibile di Matilde Di Muro.

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