Venerdì 18 Ottobre ha preso il via la prima rassegna dal titolo Geografie dello sguardo, Visioni nolane, a cura di Gaetano Romano, al MUSEOPOSSIBILE di Nola, presso il Seminario Vescovile ( Na ) – progetto espositivo iniziale, di un programma vasto e articolato concertato con Wladimiro Capasso e Costabile Guariglia, per il 2024/2025 – questi i fotografi – Giovanni Grattacaso, Renata Petti, Ivan Piano, Giovanni Ruggiero, Michele Stanzione, Nella Tarantino.
Attraverso le visioni offerte dai loro lavori, i fotografi partecipanti hanno realizzato un articolato panorama visivo, atto a sancire la vitalità della fotografia, come di uno << specchio dotato di memoria >> come scrisse nel 1861, Oliver Holmes per descrivere il dagherrotipo.

Di intensa e struggente qualità nella sua variegata proposta, è apparso subito agli occhi dei visitatori il racconto visivo incalzante e senza posa; dagli scatti di Giovanni Ruggiero, della serie – Memento – dei primi anni duemila, a quelli maturati successivamente della serie – San Sebastiano, la freccia e la palma – che si imprimono nel nostro orizzonte visivo in maniera indelebile, e rimarcano l’origine della ferita come germinazione ispirativa dei suoi lavori; alle acute elaborazioni di Ivan Piano, attratto da anni dalle possibilità di conferire ai suoi lavori in bianco e nero, morsure che fanno apparire le sue immagini lavorate in camera oscura ai sali d’argento, come campo di scontro di forze pulsionali
che feriscono il corpo. L’immagine finale riposa nel ritrovato ordine delle cose, tra caos segnico e memoria del gesto che fu.
A Renata Petti, architetto, abile ceramista, e fotografa di talento, che con la serie Qui del 2023, lascia fluire una narrazione che chiama in causa l’identità, poiché niente è più astratto e sfuggente della nostra identità, e nel contempo niente è più esposto al giudizio altrui, è più concreto e visibile.
Narrazione che nel suo caso specifico assume connotati filmici in bianco e nero, per la simultaneità che vedono i fotogrammi legarsi ai fili invisibili di temi tra interno e esterno, tra identità e paesaggio, tra architettura dei luoghi e memoria. Scorrono i fotogrammi mentre lambiscono aree scrigno di memorie sedimentate del tempo.
Di altra natura l’impianto di Nella Tarantino, che presenta stampe della serie Chiaroscuro, avvincenti per il loro cammino in direzione della pittura; l’immagine scavalca i reticoli di senso della fotografia, e viaggia spedita mediante l’incalzante utilizzo del nero da cui emerge il colore plastico dei corpi negli interni/esterni/ambientali. Una riflessione visiva sull’uso sapiente del colore che anima corpi ed immagini di straordinario fascino.





Michele Stanzione, con la serie Symbiosis, che apre il suo recente volume – ANIME nuove forme – dialoga saggiamente in chiave alchemica con vasti scenari boschivi dove i corpi si avvinghiano ai giganti silenziosi; nascono così inediti repertori visivi che graffiano la consuetudine dell’immagine, e configurano un rapporto su altre frequenze uomo/natura, corpi in continuazioni di radicamenti secolari giungono alla luce scolpiti nel bianco e nero. Sembrano dirci queste immagini “ gli alberi hanno sempre nuovi e fidati amici “.
Giovanni Grattacaso, con le sue abili sperimentazioni nell’alveo del colore, schiude simbolicamente le porte della visione a paesaggi inediti di luce inquietanti – “ C’è un altro mondo ma è in questo “ scriveva il poeta francese Paul Eluard “ che indica di cercare nel nostro tempo, quello che viviamo, una dimensione altra sottostante dove germinano rifrazioni di luce come fa Grattacaso, spalancando la visione verso altri orizzonti, che arricchiscono la nostra sintassi visiva.
I sei fotografi di Geografie dello sguardo, eleggono domicilio idealmente, nel pensiero alchemico di Giordano Bruno il quale scriveva < < Quando ero fanciullo, o dolce monte di Cicala, e il tuo lieto grembo nutriva le mie giovani carni, mi attraeva, ricordo la tua sacra immagine >> .
Foto della serata di Ferdinando Russo.